Józef e Wiktoria Ulma e i loro sette figli

La scelta di aiutare gli ebrei venne ponderata alla luce del comandamento dell’amore e dell’esempio del buon samaritano, come risulta dalle sottolineature vergate sulla loro Bibbia

I Martiri sono:

1. Józef Ulma. Nato il 2 marzo 1900 a Markowa (Polonia), si diplomò alla scuola agricola di Pilzno. Il 7 luglio 1935 sposò Wiktoria Niemczak. A Markowa il Servo di Dio aveva una fattoria, commerciava in ortaggi, si occupava di frutticoltura, insegnando nel villaggio tecniche di coltivazione e di allevamento di api e bachi da seta e produceva anche, in modo artigianale, pellame. Inoltre, dirigeva una cooperativa lattiero-casearia ed era iscritto a una cooperativa sanitaria a Markowa. Era un fervente cristiano. Frequentava abitualmente la parrocchia di Santa Dorotea di Markowa, era il bibliotecario nel Circolo della Gioventù Cattolica e membro attivo dell’Unione della Gioventù Rurale “Wici”. Era benvoluto da tutti in paese ed era in buoni rapporti di amicizia con gli ebrei.

2. Wiktoria Niemczak. Nata il 10 dicembre 1912 a Markowa (Polonia), dopo il matrimonio con Józef Ulma, si dedicò alla casa e ai figli, aiutando il marito nelle sue attività e partecipando insieme a lui alla vita della comunità cristiana di Markowa. Si dedicava anche al teatro, prendendo parte alle recite del gruppo teatrale amatoriale dell’Unione della Gioventù Rurale “Wici”. Apparteneva, assieme al marito, alla Confraternita del Rosario Vivente, partecipando attivamente alle iniziative di preghiera e di apostolato.

3. I 6 figli sono: Stanisława, nata il 18 luglio 1936; Barbara, nata il 6 ottobre 1937; Władysław, nato il 5 dicembre 1938; Franciszek, nato il 3 aprile 1940; Antoni, nato il 6 giugno 1941; Maria, nata il 16 settembre 1942. A questi 6 bambini si deve aggiungere un settimo figlio, che era ancora nel grembo della madre il giorno in cui questa venne assassinata e che sarebbe dovuto nascere di lì a poco.

Il martirio materiale è sufficientemente provato. Riguardo al martirio materiale, la famiglia Ulma venne uccisa dai poliziotti nazisti il 24 marzo 1944, subito dopo gli ebrei che ospitarono.

Riguardo al martirio formale ex parte persecutoris, guidava la spedizione il comandante Eilert Diecken e tra gli esecutori vi era il gendarme Joseph Kokott. Essi furono mossi da odio antisemita e da un’avversione anticristiana persino prevalente, non solo teorica o remota. Benché non fosse richiesto dai regolamenti della gendarmeria, Diecken aveva abiurato dalla fede cristiana – evangelica – proprio entrando nella polizia nazista. Anche Kokott, pur non appartenendo alle SS, esibiva sul berretto la “testa di morto” che distingueva pure i membri dei gruppi himmleriani di matrice satanista e esoterica, gli stessi a cui apparteneva probabilmente Diecken. Il comandante volle selezionare personalmente il gruppo di fuoco per la spedizione contro gli Ulma, assicurandosi che vi fossero i gendarmi più feroci, tra cui Kokott. Essi erano in servizio nel villaggio: conoscevano la militanza cattolica degli Ulma e la motivazione evangelica della loro ospitalità, estranea all’interesse economico. Gli infanticidi erano nefandezze totalmente discontinue rispetto a qualsiasi “giustificazione penale”. Tre o quattro bambini degli Ulma furono uccisi proprio da Kokott, che poi reagì alla richiesta di sepolture separate per ebrei e cristiani minacciando di morte il seppellitore e sparandogli vari colpi. Il massacro fu “festeggiato” con sghignazzi e bevute di vodka, come in un macabro rituale.

Coniugi Laici con sette figli uccisi in odio alla fede il 24 marzo 1944, che pur consapevoli del rischio e nonostante le ristrettezze economiche, nascosero in casa una famiglia di religione ebraica per un anno e mezzo. Scoperti, furono tutti trucidati, compreso il bimbo ancora nel grembo di Wiktoria

 

Per quanto riguarda il martirio formale ex parte victimarum, gli Ulma frequentavano la parrocchia. La scelta di aiutare gli ebrei venne ponderata alla luce del comandamento dell’amore e dell’esempio del buon samaritano, come risulta dalle sottolineature vergate sulla loro Bibbia. I bambini erano battezzati e coinvolti nella fede operosa dei genitori. Per il nascituro vi fu il battesimo di sangue.

La fama di martirio è rimasta costante nel tempo malgrado le complesse vicende storiche della Polonia ed è giunta sino a oggi, unita ad una certa fama signorum.